EVO 03

Voglia di mettersi in gioco, dove in tante occasioni le parole si fanno fiumi, ho voluto rendere di metallo quello che sostengo.

Features:

- Realizzato in lega di alluminio 6061

- Lavorazione 100% CNC made in Piedmont

- Length: 50 mm

- Rise: 0 °

- Standard: 1-1/8 x 25.4

- Colori Anodizzati: Rosso, Blu, Nero, Polish

DH, FR and DJ tested: full 2009, 2010 and 2011 seasons


domenica 16 ottobre 2011


E’ sabato pomeriggio di una bella giornata di ottobre. Il cielo è terso dopo il grigio della mattinata e l’ aria inizia a raffreddare la punta del naso. Sono indeciso sul giro da fare oggi, ma sicuramente voglio cercare di chiudere un anello di cui ho potuto solo percorrere un tratto parziale. Infatti ero di notte con luci e batteria che mi stava dicendo di tornare a casa un po’ in fretta. Ma oggi vorrei proprio capire dove porta. Mi vesto con pantaloni ¾ e giacca invernale in windstopper, ma con solo la maglia a maniche corte. Del resto il caldo estivo si è protratto finora e non sono ancora chino a vestirmi di tutto punto per il freddo. All’ultimo però decido di portare anche lo zainetto leggero infilandoci una maglia a maniche lunghe, in modo da non farmi sorprendere dall’aria frizzante della sera. Finalmente si parte. La bici è a posto, ho solo la gomma posteriore un po’ troppo consumata, ma penso sempre che non ne ho una che mi aggrada, e decido di permettermi un paio di classiche inchiodate su qualche riga bianca dell’asfaltata. Dovrò cambiarla prima o poi, ma per ora il terreno è così secco che mi sembra di pedalare a Mammoth Mountain d’estate.
 Le prime pedalate  di ogni giro mi regalano sempre una stupenda sensazione di libertà ritrovata. Mi infilo per le viuzze costellate di villette intorno a casa mia, e in poche centinaia di metri, sono sulla prima carrozzabile polverosa.  Ed ecco il bosco, mi piace passare da questa parte del Monsagnasco, il sentiero è accarezzato da mille alberi, i cui esili tronchi formano una galleria gentile che mi permette di attraversare il bosco in armonia con esso. Per gran parte del giro riuscirò a passare per questi singletrack fantastici e a volte anche tecnici, che mi sto sforzando di esplorare per poter percorrere tutto l’inverno questi boschi sempre in anelli.  Arrivo a Villarbasse, ne attraverso una antica frazione e risalgo dalla strada asfaltata che ormai mi da del tu.  Conclusa la salita  della carrozzabile che porta a Rosta, mi infilo a destra per quella che era una vecchia carrozzabile, ma ormai è poco più di un sentiero. Scollinato, finalmente riesco a pedalare sul sentiero che ho finito di pulire poco tempo fa, ma che non ho ancora fatto con la luce del sole. Mi piace tantissimo, sei sullo spartiacque della collina, al riparo dalla vista di tutti, in un tratto di bosco dove è facile notare orme di animali che lo attraversano, e la guida deve essere impeccabile! Un saliscendi molto difficile e stretto, e di sicuro 72 di manubrio non aiuta molto… .  Proseguo divertendomi  come un pazzo, scivolo perdendo la pedalata proprio prima di una rampetta, e non mi sottraggo dal tornare indietro per ritentare. Via! La rampetta è passata, mi butto giù per il singletrack in discesa ripido che mi riporta sulla carrozzabile, che attraverso, per  ricominciare a godermi i boschi. Arrivato al tornante asfaltato tra Buttigliera e Reano, decido di cercare  di salire verso la conca di Moncuni da qualche strada che non ho ancora fatto, o meglio, che non mi ricordo di aver percorso. Quindi quando trovo il primo bivio scendendo in direzione Avigliana, mi infilo a sinistra, e subito si inizia a salire secco. Rapportino inserito, e via di 30 dietro. Salgo, salgo, e non accenna a mollare. La strada è bella, aderenza ce n’è nonostante la gomma rasata, e le tracce delle moto da enduro sono pulite e filanti. Ma non molla, e neanche io. So che non manca molto a scollinare, ma invece di salire mi trovo a scendere di colpo, e a più riprese mi sposto verso Avigliana. Dopo qualche minuto mi ritrovo a scollinare proprio vicino alla radura dietro a Reano che tocchiamo spesso nei giri serali! Bellissimo ed insospettato sentiero! Galvanizzato, decido di seguire uno dei due sentieri che salgono verso la punta di Moncuni, attaccandolo dal versante di Avigliana. La salita è bella, ma un po’ rovinata da una ruspa maldestra che ha tentato di chiudere il fosso scavato dall’acqua in un periodo intorno al cretaceo immagino. E’ da allora che non piove mi sembra… 
Quando cambio versante, mi colpiscono i raggio del sole, che filtra giallo e basso attraverso il bosco rado, rendendo lo scorcio impagabile. Proseguo lungo uno dei  singletrack che mi permetteranno di raggiungere la piana sotto la punta di Moncuni. Ho già regolato la forcella a 120 di escursione e la sella è a ¾ di altezza. Conosco il posto e so che c’è da divertirsi.  Pedalo e faccio scorrere dove posso, quando vedo sulla destra una traccia che scende. D’istinto mi lancio giù per il sentiero abbozzato, cercando di mantenere una velocità abbastanza elevata, mettendo alla prova il mio occhio da freerider. La bici mi scappa a destra, cerca di sottrarsi alla direzione che le impongo, ma è tutto così divertente, che mi esalta, nonostante la discesa duri un manciata di secondi. Bellissimo! Quattro curve e qualche sasso smosso. Incredibile a leggersi, ma la soddisfazione di essere scesi  a “ritmo” è grande!

Risalgo.  Rampa durissima, mi aiuto anche appoggiandomi ai tronchi degli alberi e arrivo a scollinare.  Questa salita la conosco bene, ma non è mai facile. Sono in cima dopo qualche tratto in discesa e qualche strappo. Mille volte ho goduto di questa vista, ma non manca mai di lasciarmi senza fiato. Moncuni non delude mai.  È  il giro di boa. Da qui si tende a scendere più che a salire. Bene!
Percorro uno dei sentieri più belli della zona, a mio avviso. Gira intorno alla croce, e nell’atmosfera dorata del fine giornata, riesco ad immaginare di pedalare a mille e mille chilometri da qui attraversando praterie che mi porteranno a scoprire chissà quale meraviglia.
Una meraviglia so che c’è. Mi aspetta appena finisco di pedalare. La discesa! È un bel sentiero  veloce, dove devi guidare e che presenta un bel po’ di insidie, specialmente se lo percorri cercando di frenare il meno possibile per avere un flow pieno. E la front non perdona molto.  Sono pronto. Forcella a 140, sella bassa, modalità DH. Via!!!  Il primo tratto non è molto pendente, si fa guidare tutto, ma l’erba alta ai lati non mi permette di vedere bene pietre e tronchi. Confido nel ricordo del sentiero e nei riflessi! La velocità aumenta, so che appena dopo la curva troverò un passaggio in contropendenza ed in frenata, devo stare leggero per riuscire nella traiettoria, ma all’ultimo mi sfugge l’anteriore, e non riesco ad infilarmi sulla destra dove il terreno è liscio. Finisco in pieno nei sassi dello scolo centrale. Alleggerisco e mollo tutto. Via perfetto. Sono quasi al bivio del bosco delle radici, è una curva a destra da prendere bene, subito dopo la curva c’è una gobba e se azzecchi  la traiettoria, si riesce a saltare! Dai! Mi infilo bene e stacco le ruote da terra, sono ancora con il peso in uscita di curva, devo essere più veloce la prossima volta. Un avvallamento e si salta di nuovo! Comprimo però troppo nella buca e sento che la gomma dietro si schiaccia fino a far battere il cerchio su qualcosa. Ma la pressione non scende ancora e posso mollare di nuovo. Curva a destra sulle radici, è tempestato di scoli dell’acqua. Devo infilare quello giusto e mi sposto a destra, la traiettoria è più libera.  Mollo un po’ troppo e mi sposto eccessivamente all’esterno per riuscire ad infilare lo spazio fra due ceppi, così li salto di brutto, schiaccio il posteriore in atterraggio, ma qualcosa non va, la ruota posteriore non risponde come dovrebbe. Rimango a sinistra del sentiero, lo spazio tra tronco e scolo dell’acqua è poco, ma ci passo…. Quasi! Il famoso manubrio da 72 è più largo dello spazio a disposizione. Risultato: mignolo contro il tronco! Ma è tutto ok  e ci sono ancora un  centinaio di metri di buche e salti! Dai dai! Bellissimo. Devo però fermarmi. La gomma posteriore è bucata. Ho pizzicato. Va bè, ne è valsa la pena. La prossima volta cerca di stare più leggero, bisonte!

Cambio la camera ed inverto il copertone, non ha più tasselli centrali, ma magari al contrario… Riparto ancora gasato dal pezzo iniziale. So che fra un paio di curve c’è un bellissimo salto da una roccia. Lo vedo, è bello pulito e tracciato! Salto! 4 metri in aria e sono velocissimo in mezzo alla pietraia smossa, quindi mollo i freni per dare dei colpi di frenata decisa solo dove il terreno è meno cedevole. Rallento poco, troppo poco per riuscire ad infilare il singletrack a destra che si sta avvicinando velocemente, quindi giù il piede interno ed ci entro schizzando terra, sassi e polvere dappertutto! Si! Sono dentro! È il momento di mollare ed essere puliti, guido leggero e convinto, non ho margine di errore, il bello è questo. Esco dall’ultima curva nei prati della piana reanese ridendo come un ragazzino! Quant’è bello andare in bici!
Pedalo. Attraverso Reano e risalgo la collina che è l’obiettivo del giro di oggi. Scendo con tranquillità e decisione lungo questa strada sassosa, svolto in quella direzione sconosciuta che un paio di settimane fa mi ha solleticato la curiosità. Scendo, è corta, ma carina. Ritrovo un bel sentiero che da Reano mi riporta a Villarbasse e di lì a casa, non disdegnando comunque di salire al Monsagnasco per l’ultima discesa della giornata, con i caprioli.
Grandioso.  Sono felice.

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